lunedì 23 luglio 2007

la calata degli asini


Laddove la realtà non soccorre, o non conforta, l'immaginazione poetica tenta di supplire.

De Via Roma cunsizzeri
attenzione, pone in mente
ca a cadde 'e unu molente
medas chend'an bogadu

Francesco Luigi Sotgiu (luglio 2007) http://www.altravoce.net/2007/07/21/innu.html

Riscrivendo o riattualizzando il famoso Inno del patriota contro i feudatari, il poeta Francesco Luigi Sotgiu ricorda - proprio in chiusura - una delle più fiere espressioni del senso democratico-libertario dei Sardi: sa bogada a cadd'a s'ainu, la cacciata sull'asino, riservata di solito al prete indegno, ma anche al rappresentante di comunità trasformatosi in signorotto o cacicco, dunque non più rappresentante ma oppressore o negatore del bene comune e dei valori costitutivi della comunità stessa. Nel corso della storia documentabile, la cacciata sull'asino, col viso del cacciato rivolto alla coda, è stata praticata molte volte, almeno una volta - c'è da credere - in quasi ognuna delle comunità sarde, come documentano le tradizioni orali, ma anche le cronache scritte.
Dato l'alto valore simbolico connesso all'asino (di cui è capitato di parlare tempo fa su questo stesso giornale - vedi archivio) con particolare riferimento all'esercizio dei poteri e alla loro degenerazione, une bella e spettacolare "bogada a caddh'a s'ainu" sarebbe - se non altro nei sogni o nell'utopia dell'immaginazione - il modo più adeguato, nonchè consono alle tradizioni e alla peculiarità spirituale o identitaria dei figli di Sandhan, per liberarsi dalla casta e dalla mafia politica dominante, che è il vero cancro, o l'aspetto più purulento, di quel male che da sempre (nei tempi moderni almeno) impedisce o vanifica l'aspirazione a una vera "rinascita" dei Sardi.
Sarebbe anche la modalità più consona di una sacrosanta "rivolta" popolare all'insegna della non violenza o della magnanimità. Dato che uno dei segni, delle valenze della "cacciata con l'asino" era anche la volontà popolare di allontanare il colpevole, il rappresentante del culto o del potere politico venuto meno al suo compito e alla sua responsabilità, dunque votato alla perdita totale di quella credibilità e di quella autorevolezza senza le quali non si esercita il potere di ordinare-amministrare, ma solo quello di opprimere, vessare, tartassare, disgregare la comunità umana..Allontanare l'indegno dalla chiesa o dalla casa comunale - simboli del potere religoso e politico - perché se ne era reso indegno, significava anche "graziarlo": ovvero esiliarlo senza giustiziarlo. "A caddh'a s'ainu" non per umiliarlo, ma propio perchè l'asino era, simbolicamente, il "veicolo" mediante il quale si accedeva al potere: l’asino "portatore di misteri" era non a caso il simbolo del re e del potere temporale. Dunque era anche il veicolo simbolico della estromissione dal potere, per indegnità o incapacità manifesta.
Ora che i simboli restano vivi soltanto nell'immaginario dei poeti c'è da chiedersi: quanti danni e disastri dovrà ancora perpetrare la casta degli incapaci e degli indegni (salvo le pochissime eccezioni indispensabili alla conferma della regola) perchè un popolo ancora memore delle sue nobili tradizioni si decida alla cacciata?
Ammesso che non ci sia più spazio (o tempo) per l'attualizzazione dei gesti simbolici, nel tempo in cui dilagano le realtà virtuali dovrebbe esserci ancora spazio per una qualche attuazione allegorica.
Si profila un'ccasione di notevole spessore metaforico: per l'8 di settembre prossimo il popolare comico Beppe Grillo ha lanciato, dal podio delle conferenze della Comunità europea, un V-Day da burla, il "Vaffanculo day". E pare che al suo appello abbiano risposto e stiano rispondendo migliaia di fans. Il blog del comico genovese, frequentato da più di un milione di internauti, informa puntualmente delle adesioni crescenti e dell'intensificarsi dei preparativi. E fra le 160 città in cui sono previste manifestazioni ci sarà anche Cagliari, la capitale virtuale della nostra minuscola "nazione mancata", sede del Palazzo dove la casta dei "pag'onorevoles" consuma i suoi bagordi, sancendo gli sprechi, affossando le iniziative migliori, realizzando quei primati dei costi che questo giornale puntualmente conteggia e vibratamente denuncia.
Mettendo isnieme le informazioni e le occasioni, sarebbe bello (stavo per dire poeticamente bello) riuscire a mettere in scena, magari proprio l'8 settembre, giornata nazionale del Vaffanculo Day promosso da Grillo, una manifestazione finalmente non folclorica: la cacciata sull'asino. Metaforica, ovviamente. Basterebbe che almeno un centinaio di rappresentanti (o di semplici manifestanti) provenienti da altrettanti comuni sardi dove l'asino non è scomparso, portassero un bel buricco attrezzzato di murrile , basto e sonagliere, con un mamuthone impagliato in sella e un cartello:
" S'ainu est prontu, l'asino è pronto: preparatevi a salire in sella" . Faccia alla coda, naturalmente.
Quanto alla sceneggiatura e al trattamento del soggetto, ci vorrebbero il coinvolgimento di un comico popolare sardo e la perizia di un regista esperto di happenings. Ce li abbiamo entrambi e mi permetto di suggerire i nomi, se il soggetto dovesse attrarli: Benito e Filippo. Furono loro, se la memoria non m'inganna, ad organizzare una quarantina di anni fa, nell'antica capitale di Eleonora, una spettacolare calata di giovani della provincia oristanese tutti coi segni e i vestiti di Zorro, chi ne poteva disporre, a cavallo. Seppure soccorso solo dalla memoria e dalla fantasia, li vedo come i più capaci e collaudati inventori di happenings popolari, che, volendo, sarebbero in grado di dar vita a quello che sicuramente passerebbe alla storia come la "calata degli asini" in vista della cacciata.
Vada come vada, il soggetto è free o, come s'usa fare in rete, common licence.

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