giovedì 26 luglio 2007

il totem del lupo



Fra le letture in corso, Il totem del lupo, romanzo di Jiang Rong, è la più appassionante.
Esiliato nella prateria mongola ai tempi della rivoluzione culturale, lo studente Chen Zhen impara l'arte antica dei pastori nomadi. Trova nel vecchio saggio Bileg un istruttore prezioso che gli insegna gli antichi segreti della prateria.
Così Chen Shen penetra nel cuore di un'antica terra, sotto la volta dell'adorato Tengger, il Clelo
che tutto regge e regola, nel territorio sacro del totem del lupo.


Bileg gli fa capire che il lupo è al centro dell'equilibrio della prateria. Non a caso esso è l'inviato e il messaggero del cielo, l'animale sacro al quale vengono affidati i corpi una volta che l'anima li abbandona, proprio perché, divorando il corpo, riconducano l'anima al Tengger.
Se il lupo venisse distrutto - come vorrebbero i rappresentanti del potere - l'intera prateria morirebbe. Il lupo è l'antenato degli uomini, degli antichi guerrieri che apprendendo la sua strategia e la sua tattica di lotta, soggiogarono l'intero continente, sbaragliando armate dieci volte più grandi e potenti. Il lupo è maestro e dio della guerra, spirito protettore.


Chen Zhen ha catturato un cucciolo e pretende di allevarlo come un cane. Rischia di essere un tradimento, un sacrilegio, un oltraggio ai sentimenti del popolo della prateria e anche una trasgressione pericolosa nei confronti del governo e del regime.
Quel che più turba il giovane è l'aver ferito il vecchio Bileg, colui che lo ha condotto amorevolmente per mano nel mistico regno dei lupi. Era stato lui che lo ha aiutato a stanare quel cucciolo, ma non può ostinarsi a tenerlo senza offendere le tradizioni della prateria mongola.
Quando Bileg lo rimprovera per quella follia di voler allevare il lupacchiotto, con il pretesto di capire meglio il temperamento dei lupi, scoprire cosa li rende così forti e così intelligenti, comprendere meglio le ragioni per cui la gente della prateria li adora, Chen Zhen non può fare a meno di piangere.
"Voi giovani non credete più agli dèi e non vi preoccupate della vostra anima - dice sospirando il vecchio - Ti sei affezionato alla prateria e al mondo dei lupi, ma non hai imparato a leggere nel cuore degli uomini...Presto io salirò al Tengger: come puoi pensare di allevare insieme ai cani il lupo che porterà la mia anima in cielo? Se tutti trattassero i lupi al pari dei servi, come fai tu, non ci sarebbe pace per le anime dei mongoli..."

Chen Zhen cerca di spiegare al vecchio le sue nobili ragioni:
"Sai anche tu quanto i cinesi odiano i lupi. Chiamano con disprezzo lupi le persone abiette, spregevoli, crudeli, senza scrupoli e avide. Anche gli americani, per la loro politica imperialistica, ai loro occhi, sono voraci come lupi; e ai bambini si dice che se non stanno buoni arriva il lupo cattivo.
Anch'io, prima di arrivare qui, ero pieno di pregiudizi. Tu mi hai permesso di osservarli da viicino, mi hai insegnato tante cose sulla vita della prateria. Ora anch'io sono convinto che i lupi siano esseri eccezionali da venerare... E allevare un cucciolo mi sembra il mezzo migliore per conoscerli a fondo...Cosa ne sarà della prateria quando i contadini incominceranno a trasferirsi in massa a Erén? Sono sicuro che annienteranno i lupi e, allora, nessuno potrà più studiare come vivono. Sarà un disastro per i mongoli e una disgrazia per i cinesi..."

Il vecchio cerca di spiegare al giovane che ha scelto il momento meno opportuno.
Qualche settimana prima, i lupi hanno distrutto una mandria di cavalli selezionati per l'esercito.
"Quelli che comandano hanno deciso di trasformare la prateria in una zona agricola e noi siamo di ostacolo ai loro progetti...Stai offrendo loro un pretesto per sostenere che noi traviamo i giovani e siamo reazionari, nemici del socialismo..."
Chen Zhen inoltre trascura il fatto che la madre del cucciolo potrebbe ritrovarlo, condurre l'intero branco per vendicarsi:
"Non pensi a quali rischi esponi la nostra squadra? I capi hanno già accusato il caposquadra Ulzi di essere stato troppo fiacco nella caccia ai lupi e di non aver mai organizzato una spedizione decisa veramente a sterminarli...Adesso è Bao Shungui a comandare nella prateria: è un mongolo che ha voltato le spalle alle sue origini, e detesta i lupi più dei cinesi. Del resto non ha scelta: se non li uccide, destituiranno anche lui."

Chen Zhen si sentiva confuso. Non poteva rinunciare al suo cucciolo di lupo, ma neppure voleva creare problemi gravi ai suoi migliori amici, che già se ne erano tirati addosso abbastanza per conto loro.
Sarà proprio il nuovo sovrintendete, Bao Shungui, ad incoraggiarlo a continuare il suo esperimento, almeno per qualche mese. Finché il cucciolo non fosse diventato abbastanza grande da poter vendere la sua pelle a caro prezzo o regalarla a qualche dirigente in cambio di favori.

Jiang Rong, Lang Tuteng, 2004, Il totem del lupo, Milano, Mondadori 2006.

vedi anche: uomini e lupi in filiazioni



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